Selvaggia Lucarelli di nuovo condannata, ma dice che non ne sa niente
La non-giornalista Selvaggia Lucarelli, nota collezionista di condanne per diffamazione, è stata di nuovo condannata. Questa volta le aveva fatto causa lo psicoterapeuta Claudio Foti, coinvolto nella vicenda di Bibbiano ma assolto in via definitiva. Non è ben chiaro se questa sia l'unica causa avviata da Foti contro la Lucarelli: in caso contrario, i problemi della blogger di Civitavecchia potrebbero continuare.
Selvaggia Lucarelli lo aveva attaccato nella propria discarica che gestisce su Facebook, emettendo sentenze a dir poco azzardate e, tanto per cambiare, prive di qualsivoglia documentazione avente valore legale. Ancora non si capisce sulla base di quale autorità o competenza la Lucarelli continui a emettere le sue "sentenze", ma ormai siamo abituati. Non a caso, lo scorso mese, perfino i Cugini di campagna hanno dichiarato che la Lucarelli sputa sentenze per stare al centro dell'attenzione. Il verbo che hanno usato, sputa, è particolarmente azzeccato.
Ad ogni modo, rispetto alle precedenti condanne, la novità interessante è che Selvaggia Lucarelli è stata anche condannata a pubblicare la sentenza su Facebook. Pare sia il primo caso in Italia, o perlomeno il primo caso di un certo rilievo. La Lucarelli ha poi pubblicato la sentenza, ma cancellando la prima pagina: perché? Cosa vuole nascondere?
Ciò che però preoccupa di più, è la solita risposta strafottente della Lucarelli: "Io non ne so niente, non sono mai stata avvisata"… risposta che la non-giornalista ha già fornito in occasione di altri procedimenti in cui è stata condannata.
Quindi, come al solito, prende tutti per i fondelli. Infatti, è impossibile "non sapere niente", per il banale motivo che una causa civile non può iniziare senza una regolare notifica dell'atto di citazione.
Poi aggiunge: "Farò opposizione". Peccato solo che non si possa fare nessuna "opposizione", perché, come già detto, stiamo parlando di civile e non di penale.
Ma la reginetta degli ignoranti insiste: "Non finisce qui, tanto c'è l'appello". A parte il fatto che, se dici di voler andare in appello, stai implicitamente affermando che in precedenza si è svolta una regolare causa — quindi l'atto di citazione è stato regolarmente notificato, al contrario di ciò che raccontavi all'inizio — ma comunque si tratta di una sentenza esecutiva: intanto devi pagare e pubblicare la sentenza, e poi chi vivrà vedrà. Buona condanna, divertiti e stammi bene.
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